Il segreto è sapersi organizzare

“Il segreto è sapersi organizzare” pensava Luigi e questo pensiero lo esternava ogni dieci minuti, per tutto il giorno… in particolare per tutto il sabato prima del Gran Balon.
Intanto Franco a due metri da lui cercava di mettersi sulla spalla una scatola di libri e dalla smorfia sul suo viso doveva essere piuttosto pesante: si tende sempre a sottovalutare il peso della cultura.
Una volta che il camion fu pieno Luigi guardò Franco con aria esausta, esternò verbalmente questa sua stanchezza e quasi rischiò di prendersi un libro in testa dal suo compare.
Si congedarono con l’accordo di trovarsi il giorno seguente davanti al camion alle 4:30.
Il mattino si trovarono al punto e all’ora stabilita, salirono sul camion e partirono.
Arrivati al Gran Balon, conoscendo già la disposizione dei posti, si diressero verso Piazza Lanino, scaricarono il camion, montarono il banco e disposero la merce in modo poco artistico. Alle 8:30 era tutto pronto.
Giusto in tempo… Il mercato cominciò a popolarsi di “strani” individui, collezionisti, commercianti pronti a chiudere l’affare della giornata, a cadere in picchiata come un rapace sulla preda, il mobile, il tavolo, il quadro o magari un baule antico, insomma qualsiasi cosa che secondo loro fosse antico e di valore.
Verso le dieci il mercato era pieno di gente e a ogni banco si potevano contare almeno dieci persone.
Che spettacolo, pensarono i due amici. Anzi solo Franco. Luigi era molto infastidito da tutti quei finti esperti del settore, da quei curiosi ma alle volte, quando compravano, amabili e rispettabilissimi clienti; quindi decise di andare a fare un giro per il mercato e a bere un buon caffè.
Percorse tutta via Lanino illuminata dal caldo sole delle dieci, una gran bella visione; girò in via Borgo Dora ed entrò in uno dei tanti bar colmi di persone, si guardò intorno ed era pieno di personaggi strani, quelli che si trovano nei racconti gialli, anziani con il solito bianco delle dieci, signore che sorseggiano spritz di quel bel colore che sa di vacanza, ragazzi affamati con enormi brioches per chiudere il buco dello stomaco nato dal troppo festeggiare la sera precedente.
Profumo di allegria, di leggerezza, di primavera anche quando è inverno; “forse è per questo che continuo a fare questo mercato” pensò Luigi.
Finito il caffè decise di guardare meglio il mercato: di assaporare, toccare, annusare, insomma decise di impiegare bene quella sua piccola pausa, di godere veramente di ciò che gli si presentava davanti.
Chiacchierò con quasi tutti i negozianti, analizzò mobili, cassapanche, sfogliò le pagine di innumerevoli libri, con delicatezza e amore; quell’amore per le cose antiche e per i dettagli, un pregio da non perdere. Davanti ai giochi di una volta si commosse ricordando la sua infanzia. Girò qualche bar per affogare quel magone in un bicchiere di vino, e ristoranti per sapere i vari menù.
Dopo aver visitato via Mameli andò in piazza Ex Cabine, percorse tutta la via fino al Sermig, tornò indietro, girò a destra, fece a passo lento la breve salita e, curioso come un bambino, entrò nel Cortile del Maglio. Guardò gli abiti vintage, accarezzò le stoffe e ne ammirò la morbidezza e il colore, poi quasi per caso guardò l’orologio, un brivido gli percorse la schiena: Franco lo avrebbe ucciso, erano passate due ore e mezza! Prima di tornare però tornò indietro appena fuori dal Maglio sulla salita, nella zona dedicata agli operatori dell’ingegno, abili artigiani e anche ottimi inventori, per andare a comprare un orologio strano, particolare; pagò e scappò via dimenticando sul banco i tre euro di resto. Percorse in fretta tutto canale Carpanini, dove comprò una lampada per la sua Marisa, che in realtà gli aveva chiesto solamente di cambiare la lampadina dell’abat-jour della camera da letto.
Arrivato al banco si prese una bella strigliata da Franco, che subito dopo accompagnato da due belle signore si diresse, a suo dire, a fare l’affare della giornata.”